“Il cibo è un nutrimento del corpo e dello spirito. È un grande elemento di socializzazione tra le persone, ma è anche causa di guerra. Il cibo ha una natura molto ambigua, una doppia faccia: una buona e una cattiva“. Alberto Bertoni

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Oggi la gente consuma e ingerisce ciò che visita girando per il mondo. Viaggiando per l’Italia, ad esempio, il turista consuma un piatto lontano dal gusto mono-tono dei pasti abituali, senza soffermarsi solamente nel suo aspetto puramente materiale (come sono gli abbinamenti degli ingredienti), ma sta facendo un’esperienza sensitiva di scoperta precisa del luogo e del suo intimo. Il piatto diventa il gusto speciale di quel luogo. Un esperienza di scoperta e di identificazione gusto/luogo. Una componente simbolica, dove il consumo del cibo diventa un connubio con quello spazio che evidenzia caratteri del suo territorio, del paesaggio, ma anche della sua storia intrisa, della sua tradizione, dei suoi costumi. Attraverso questa esperienza materiale e temporale si evade il tempo che non ha più tempo, si scopre autenticità e genuinità che viaggiano con il ritmo lento della memoria.

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Da questo punto di vista, il consumo alimentare innescando prospettive multiple e complesse oltre al consueto gesto di mangiare, si contraddistingue in una matassa di significati, di ricordi di luoghi e di tempo, di linguaggi vecchi e fanno si che l’individuo sia radicato nello spazio sociale, pur avallando nuovi percorsi e alternative possibili. Da questo punto di vista il consumo di un bene alimentare diventa più di un semplice ricordo territoriale di origine, ma un precisa identità individuale e sociale, un trend d’unione, tra la continuità storica e quella culturale. Diventando uno stile di vita. “ Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei.“ Sembrano divagazioni teoriche di un allucinato, (io) ma hanno qualcosa di esperienza professionale, di chi si culla dentro, immortalate nella memoria i ricordi dei profumi e aromi della sua terra, di chi è predisposto, un giorno, a far rivivere quelle esperienze vissute da bambino, riproponendo con tanto amore e passione quei sapori di una volta. La relazione tra cibo e identità va sempre di più restringendosi e il tentativo di creare una gastronomia sempre più fedele ai principi legati ad una tradizione storico-sociale sta diventando utile se non indispensabile. Uscire dai canoni della globalizzazione con una sempre più precisa entità. In un mondo che sta cambiando, è il mercato delle idee che pian piano predomina su quello delle cose. La ricerca dell’utile sul futile e la ricerca del soggettivo, sta facendo affermare la gastronomia come club di prodotto turistico oppure come attrazione turistico culturale. Il semplice bisogno primario di mangiare sta per essere sostituito dal desiderio e dall’emozione dell’immaginario, ripescando quelle emozioni e quei desideri di una volta. anche nella pubblicità sempre di più si fa prevalere le sensazioni al prodotto stesso. Il materialismo in gastromomia sta lasciando sempre più spazio al bisogno culturale di comunicare, di assemblare al gusto il piacere di scoprire la sua storia e le sue origine a qualcosa che rilasci un sentimento e una gioia. La gastronomia moderna con i sui prodotti ha capito che è lo spazio vuoto del futuro, che devono inserirsi in questo contesto. C’è di più, Il prodotto gastronomico è diventato un mezzo simbolico di rilevazione culturale di un paese. Diventa un tentativo per raddrizzare una situazione precipitata nell’anonimato di massa. Oggi la visita al ristorante diventa un’incontro di gusto, linguaggi e soggetti, insieme all’ambiente un’esperienza visibile e culturale arricchito dalla storia dei suoi prodotti. Ecco che il ristorante diventa un Documento Vivo una specie di ecomuseo e la seduta gastronomica una esperienza culturale comprensiva di gusto e arricchita di immagini visive sui muri e sulla tavola, capace di far vivere un viaggio. Sull’onda della globalizzazione e della system gastronomie, sembra che una risposta arrivi dal piccolo, dal modo migliore e semplice di opporsi alle multi-tendenze e non come alternativa, ma come solida, storica componente per trovare spazio attraverso il proprio territorio, attraverso il cibo, la cultura e alla tradizione.

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Il modo migliore per comunicare e socializzare. Odori e sapori sono i sensi che con maggiore efficacia rivitalizzano la memoria, che ci riporta a riscoprire i sapori, gli ingredienti e le ricette di una volta ma anche a recuperare la storia, l’unicità e i valori di una volta come la socialità. Per ricordarci sempre chi siamo e da dove veniamo.

Il Pane di Rodari

S’io facessi il fornaio

vorrei cuocere un pane

così grande da sfamare
tutta, tutta la gente

che non ha da mangiare.

Un pane più grande del sole,

dorato, profumato

come le viole.

Un pane così

verrebbero a mangiarlo

dall’India e dal Chilì

i poveri, i bambini,

i vecchietti e gli uccellini.

Sarà una data

da studiare a memoria:

un giorno senza fame!

Il più bel giorno di tutta la storia


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